Ombre di un processo / 1 di Carla Baroncelli

Ravenna. Corte d’Assise. Processo Ballestri (conosciuto come processo Cagnoni). La vittima è Giulia Ballestri e non Matteo Cagnoni, che è accusato di aver ucciso, il 16 settembre 2016, la moglie, Giulia Ballestri, appunto, con crudeltà, occultamento e premeditazione.

Sono stata giornalista alla cronaca del tg2 per ventitre anni, di cui cinque passati a seguire il processo Marta Russo, la studentessa uccisa nel 1997 in un vialetto dell’Università la Sapienza di Roma. Sono stati anni all’inseguimento del come venne uccisa, particelle di polvere da sparo, calibri, false testimonianze, tattiche. Anni pieni di parole grondanti di sensazionalismi, soprattutto nei titoli, perché così si deve fare per catturare l’audience. Ora che sono in pensione, posso saltarle quelle parole, che comunque si trovano in qualsiasi giornale e tv.  Voglio dedicarmi, invece e finalmente, alla ricerca del perché le cose accadono, cercando di restituire un senso alle parole e chiamare le cose col proprio nome. La colpevolezza dell’imputato, le modalità del fatto e la pena non li ritengo compito mio. Vorrei, invece, mettere in luce quegli aspetti culturali che sono l’origine del femminicidio. Colgo questo processo come una occasione per ragionare di violenza di genere, di educazione di genere nella speranza che ci possano essere un giorno relazioni pacifiche e paritarie fra i sessi. Un obiettivo pretenzioso? Forse, ma perché non insistere? Credo che le azioni siano quasi sempre reazioni ai mutamenti nelle relazioni e dai quali spesso la violenza trae nuova forza. Così eccomi qui a leggere le OMBRE DI UN PROCESSO.
 
10 OTTOBRE 2017 – PRIMA UDIENZA PROCESSO BALLESTRI
Come si sa, in ogni processo ognuno gioca la propria parte.La difesa di Cagnoni la tira per le lunghe chiedendo l’esclusione dal processo di tutte le parti civili, tranne ovviamente i famigliari. Secondo la tesi dell’avvocato Giovanni Trombini, Comune, Linea Rosa, Udi e Associazione dalla parte dei minori, non hanno subito alcun danno diretto, né di immagine, per  l’omicidio di Giulia Ballestri.Ma qui non si tratta di un omicidio qualunque, si tratta di un femminicidio, anche se questa parola non è ancora di uso comune. Femminicidio non indica il sesso della persona uccisa, ma il motivo per cui è stata uccisa. Una donna uccisa in quanto donna. Giulia è una delle donne di un triste e lungo elenco di mogli, compagne e fidanzate che vengono uccise dall’uomo che non amano più e che vogliono lasciare. Una ogni tre giorni, cento ogni anno. Donne che non accettano più di vivere in un costante clima di violenza domestica e che hanno deciso cosa fare delle proprie vite. Donne che hanno trasgredito al ruolo loro assegnato, sottomesse per tradizione o opportunità sociale. Donne coraggiose che per questo sono state punite con la morte. Giulia era una di noi.

La richiesta è stata respinta dalla Corte: per statuto, Comune, Udi e Linea Rosa, hanno come scopo preciso la tutela delle donne e la ragion d’essere dell’Associazione dalla parte dei minori è la tutela dei diritti di bambini e bambine. E qui di bambini ce ne sono ben tre.“L’eventuale risarcimento economico a favore delle parti civili, priverebbe del giusto ristorno le reali persone offese”, ha sottolineato ancora la difesa di Cagnoni. Considerato che, qualsiasi risarcimento economico per la perdita della propria mamma sarebbe comunque insufficiente, l’eventuale risarcimento economico, dice l’Udi, “sarà devoluto ad un progetto di educazione culturale ‘differente’ nelle scuole, per contribuire a scardinare quella cultura della disuguaglianza tra i sessi, da sempre terreno fertile per la violenza contro le donne”.
(continua)