La legge 194 non si tocca: 40 anni di lotta per difenderla e farla applicare

Nata da un grande dibattito che moltissime donne e le loro associazioni hanno imposto alla politica, la legge 194 ha segnato un passo fondamentale nell’esistenza femminile attraverso la parola AUTODETERMINAZIONE, registrata nella legge come imprescindibile diritto a decidere liberamente del proprio corpo in ordine alla sessualità e alla procreazione. Continuamente aggredita, a cominciare dai due referendum che, solo tre anni dopo, ne chiedevano l’abrogazione con opposte ma convergenti intenzioni, fino al vergognoso svuotamento delle sue finalità portato avanti da un’abnorme obiezione di coscienza e dalla sottrazione dei servizi previsti per la prevenzione, la legge 194 è diventata negli anni cuore e simbolo di un attacco generalizzato ai diritti delle donne. Ancora oggi, nel quarantennale della legge, ci troviamo a fronteggiare gli attacchi del movimento Pro vita, a cui si aggiunge Forza Nuova con accresciuta violenza verbale (la 194 definita strage di stato), fisica (striscione sulla Casa internazionale delle donne) e politica, rivelando apertamente la matrice reazionaria e neofascista dell’attacco alla legge e alle donne. In realtà strage In realtà strage di stato sono state le migliaia di donne morte per aborto clandestino o i danni che questo provocava alla loro salute, prima che la legge fosse approvata; strage di stato è stata la violenza di maternità subite, la violenza di una sessualità maschile spesso imposta. All’epoca, i due referendum furono vinti dalle donne che seppero convincere la stragrande maggioranza del paese di quanto fosse necessario rendere visibile la tragedia dell’aborto clandestino, porvi rimedio, mettendo tutta la società di fronte alla questione riproduttiva; una società che, ora più di allora, non sostiene realmente né le donne, né i bambini e le bambine che nascono. Al parlamento uscito dalle ultime elezioni e al futuro governo chiediamo di farsi garante dei diritti delle donne di questo paese, senza arretramenti, mentre, per parte nostra saremo pronte a denunciare ogni tentativo di riportarci indietro e a restringere la nostra libertà e a chiedere la corretta applicazione dell’attuale legge; una legge già fortemente compromessa nella sua applicazione -ad esempio dal modo in cui è stata interpretata l’obiezione di coscienza-, che si vorrebbe ulteriormente stravolta da senatori Provita, con un vero e proprio percorso di dissuasione della donna che chiede l’interruzione di gravidanza con l’unico risultato di rimettere l’aborto sul mercato clandestino, con aumento dei rischi per la salute delle donne. Del resto i consultori sono già depauperati quanto a ore e personale, e, come si evince anche dall’ultima relazione ministeriale del 2016, non sono più fondamentali presidi, sia per la prevenzione dell’aborto che per le interruzioni di gravidanza. Per questo UDI ha lanciato la campagna ADESSO BASTA, per portare in superficie le inadempienze verso la legge e l’insignificanza a cui si vogliono condannare i Consultori. Per questo vogliamo ancora una volta affermare che la legge 194 non si tocca, che non abbiamo mai sostenuto l’aborto “libero” e l’aborto “come diritto”, mentre sosteniamo il diritto che sia applicata una legge che consente di interrompere la gravidanza, in determinate circostanze e nelle strutture pubbliche, dentro al servizio sanitario nazionale. Piena applicazione della legge significa anche adeguamento alla migliore prestazione possibile, sulla base di indicazioni e protocolli internazionali, consolidati da anni. Dunque RU486 fino alla nona settimana e, salvaguardando e potenziando i Consultori, somministrata anche nelle strutture consultoriali, mentre là dove si parla di prevenzione si deve agire affinché la contraccezione ordinaria e di emergenza siano accessibili, gratuite, senza obiezioni fasulle o con il fai da te su Internet. Debbono rimanere fuori dai consultori e fuori dal percorso delle donne che chiedono l’IVG, i persuasori occulti, dissuasori, associazioni prolife di ogni ordine e grado, neofascisti del terzo millennio che vorrebbero invece incidere sulla scelta delle donne. La legge non consente infatti la dissuasione, prevede, e solo su richiesta della donna, il ricorso ad una rete territoriale, per eventuale soluzione di problemi, a suo insindacabile giudizio, davvero risolvibili. A chi vuole colpevolizzare le donne e/o trattarle come inconsapevoli, quando non incoscienti madri mancate, diciamo: le donne conoscono bene i rischi di IVG, come quelli del dramma di una gravidanza indesiderata o della scelta fra lavoro e maternità. Basta con l’ideologia familista/maschilista che rivuole la donna o in casa a fare figli o in carriera senza maternità. Pretendiamo, come vera prevenzione dell’aborto, contraccezione libera e gratuita, seri sostegni alla maternità, nel lavoro, nei servizi, nelle relazioni familiari e, alla base di tutto, una vera cittadinanza delle donne in una società che non sia sessista e misogina.
LA 194 NON SI TOCCA. LIBERTÀ DI SCELTA E PREVENZIONE SONO ANCORA LE NOSTRE PAROLE DEL PRESENTE E FUTURO