La mobilitazione continua

Carissime,

come sapete il 17 febbraio 2020 abbiamo fatto il sit in davanti al Dap di Bologna, di cui vi inviamo le foto insieme alla lettera che abbiamo consegnato alla Provveditora del Dap. Il sit in era stato deciso come proseguimento della mobilitazione che fin dal dicembre 2018 avevamo intrapreso per chiedere la revoca del trasferimento del femminicida Cagnoni. Nonostante i vari interpelli delle nostre avvocate agli enti interessati e la richiesta di intervento alla Presidente della Commissione Femminicidio del Senato e all’On. Annibali, non abbiamo ricevuto alcuna risposta. Di qui la decisione del sit in di Bologna con l’intento di tenere viva l’attenzione dei cittadini e delle cittadine e dei media su questa vicenda: contro ogni privilegio e disparità di trattamento, per rispetto di Giulia e delle tante persone , più di 62.000, che avevano firmato la petizione per la revoca.

L’attenzione dei media c’è stata sia nei giornali che sul web, mentre Tg1 e Tg3 Regionale hanno trasmesso un buon servizio sul presidio.

La risposta della Provveditora è stata assolutamente insoddisfacente poiché si è trincerata dietro il segreto d’ufficio senza darci alcuna motivazione sulle ragioni del trasferimento di Cagnoni dalla Dozza di Bologna al Carcere Circondariale di Ravenna che  non può ospitare ergastolani ed inoltre risulta essere uno dei carceri più affollati della Regione.

Noi continueremo la nostra mobilitazione fino al livello nazionale.

Udi Ravenna

Articolo sul 17 febbraio

Il Dap di Bologna (dipartimento di amministrazione penitenziaria) è solo l’ultimo dei luoghi in cui Udi, Linea Rosa, Associazione Dalla Parte dei Minori e Casa delle donne di Ravenna  hanno manifestato per chiedere le motivazioni che hanno permesso il trasferimento dal carcere della Dozza a quello di Ravenna di Matteo Cagnoni, condannato all’ergastolo in primo e secondo grado per il femminicidio della moglie Giulia Ballestri.

A distanza di mesi dalla richiesta di una motivazione, lo scorso 17 febbraio, in occasione della manifestazione, una piccola rappresentanza delle associazioni è stata finalmente ricevuta dal provveditore regionale, che però ha spiegato loro di non poter parlare di casi specifici e che ci sono altre situazioni detentive simili a quella indicata nelle case circondariali di Rimini, Forlì o Ferrara. «In realtà – spiega l’avvocata Sonia Lama – nei casi citati dal provveditore ci sono situazioni detentive con soggetti che rimangono nelle case circondariali in cui sono detenuti, mentre nel caso di Cagnoni c’è stato un ritorno, quindi uno spostamento: abbiamo quindi fatto notare che il trasferimento contrasta con l’art. 42 della L. 354/1975, con la Circolare del Ministero della Giustizia – Dap, n. 3654/6104 del 26 febbraio 2014 nonchè, infine, con le prassi consuetudinarie decennali adottate dalla casa circondariale di Ravenna nell’ambito dei trasferimenti dei detenuti, ma la risposta del provveditore non è cambiata.

Per questo abbiamo deciso di proseguire la nostra battaglia per chiedere giustizia interpellando la Presidente della Commissione femminicidio al Senato». Per sollecitare la risposta del Dap, dal 29 novembre scorso, inoltre, ogni venerdì le associazioni hanno organizzato un presidio davanti al carcere della città bizantina. «Ad oggi – spiegano dalle tre associazioni – ci siamo mobilitate sia tramite l’interpello delle avvocate delle tre associazioni parti civili, sia con la promozione di una raccolta di firme sottoscritta da oltre 62.000 persone, sia con una fiaccolata silenziosa per le vie della città, conclusasi davanti alla casa circondariale di Ravenna».

Infine, secondo quanto riportato dall’associazione Antigone, che si occupa della tutela dei diritti in ambito penitenziario, la situazione all’interno della casa circondariale di Ravenna al 31 gennaio 2020 non sarebbe delle migliori: su una capienza di 49 unità, alla fine del mese scorso erano presenti 82 persone, ben oltre quindi la soglia di tolleranza consentita.

Lettera alla senatrice Valeria Valente

Gentile  Senatrice,

come lei saprà dalle varie mail inviatele il  25 novembre 2019, il 7 dicembre 2019 e il  31 gennaio di quest’anno, le Associazioni Udi, Linea Rosa, Dalla parte dei minori e la Casa delle donne di Ravenna, non hanno mai cessato la mobilitazione per ottenere la revoca del trasferimento di Matteo Cagnoni, condannato in primo e secondo grado alla pena dell’ergastolo per il femminicidio della moglie Giulia Ballestri, dal carcere della Dozza di Bologna alla casa circondariale di Ravenna.

Dopo 10 sit in settimanali organizzati davanti al carcere della nostra città, abbiamo ritenuto opportuno spostarci davanti al DAP di Bologna lunedì’ 17 febbraio scorso , per ribadire pubblicamente- alla presenza della stampa- quello che da tempo stiamo chiedendo senza ottenere alcuna risposta:  essere ricevute per poter esporre le nostre motivate ragioni e conoscere quelle che hanno permesso l’adozione di una misura che riteniamo ingiustificata. La nostra presenza davanti al Dap ha suscitato attenzione e considerazione da parte non solo della stampa locale ma anche da media nazionali  come il Tg1 e il Tg3 che ne hanno dato notizia con molto rilievo nella stessa giornata di lunedì 17.

Purtroppo, come potrà leggere nell’allegato che le inviamo che riporta un articolo di un giornale di Ravenna, una nostra delegazione è stata ricevuta dal Provveditore regionale, ma le spiegazioni che ci ha fornito non sono state convincenti.

Riteniamo sia necessario proseguire con la nostra mobilitazione per ottenere giustizia, contro le misure adottate nel caso in questione , contro ogni  disparità di trattamento e un privilegio ingiusto e ingiustificabile.

Per queste ragioni, chiediamo a lei e alla sua commissione un incontro  che speriamo possa avvenire nei tempi più rapidi possibili.

La ringraziamo per l’attenzione, la salutiamo cordialmente  e restiamo in attesa di un suo riscontro

p.le Associazioni

Udi   Linea Rosa   Dalla parte dei minori  Casa delle donne di Ravenna

Lia Randi

Ravenna giovedì 20 febbraio 2020

Allegato: comunicazioneDAP_NonRisposta_17.2

Comunicato stampa che ha preceduto il sit-in

ANCORA PER GIULIA

Da Ravenna a Bologna

Lunedì 17 febbraio 2020 dalle ore 11 alle ore 12

sit in davanti al Dap

Lunedì 17 febbraio dalle ore 11 alle ore 12 saremo a Bologna davanti al Dap (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia) in viale Vicini 20, per ribadire pubblicamente, alla presenza della stampa, quello che già in due occasioni, il 29 novembre 2018 e il 22 luglio 2019, abbiamo richiesto senza ottenere alcuna risposta di essere ricevute per poter esporre le nostre motivate ragioni e conoscere quelle che hanno permesso l’adozione di una misura che riteniamo ingiustificata: il trasferimento dal carcere della Dozza di Bologna a quello di Ravenna, di Matteo Cagnoni, condannato all’ergastolo in primo e secondo grado per il femminicidio della moglie Giulia Ballestri.

Dal 29 novembre scorso si è svolto ogni venerdì, davanti al carcere della nostra città, un presidio organizzato da Udi, Linea Rosa, Dalla parte dei minori e Casa delle donne di Ravenna, per sollecitare una risposta del DAP competente all’interpello promosso il 29 novembre 2018 dalle Avvocate delle tre Associazioni parti civili nel processo penale che, censurandone la legittimità sotto più profili, domandavano chiarimenti.

Abbiamo anche chiesto a Deputate e Senatrici di fare proprie le nostre ragioni, attraverso interrogazioni parlamentari o altre azioni politiche che ritenessero opportune su questa sconcertante vicenda; in particolare ci siamo rivolte alla Presidente della Commissione d’inchiesta sul Femminicidio del Senato affinché intervenga sulla decisione dell’Amministrazione Penitenziaria – denunciando  il carattere discriminatorio e di soggettivo privilegio del trasferimento.

Ci siamo mobilitate sia tramite l’interpello delle Avvocate delle tre associazioni parti civili, sia con la promozione di una raccolta di firme sottoscritta da oltre 62.000 persone, sia con una fiaccolata silenziosa per le vie della città, conclusasi davanti alla Casa Circondariale di Ravenna.

Ringraziamo le cittadine e i cittadini che ci hanno sostenuto in questi mesi e ci sostengono in questa nostra mobilitazione che ha come unico scopo di affermare – come abbiamo sempre dichiarato –

“ Nè privilegi Nè disparità.  Ancora per Giulia

  Per una giustizia Uguale per tutti e tutte”

Per tutte le donne vittime di femminicidio.

In attesa di essere ascoltate e ricevere risposte non vogliamo rimanere ferme.

Se quanto abbiamo fatto finora non è bastato, faremo di più.

Invitiamo chi intende partecipare al sit in di Bologna a contattare Udi  udiravenna@gmail.com tel 0544 461934 o Linea Rosa linearosa@racine.ra.it  tel 0544 216316

Udi      Linea Rosa      Dalla parte dei minori      Casa delle donne

Ravenna, 12 febbraio 2020